PALERMO, QUARTIERE SPERONE – “Alle istituzioni chiediamo una presenza che sia costante e non soltanto dopo le retate. Negli ultimi anni le retate hanno sì fatto pulizia ma non hanno portato una presenza diversa. Tutto è demandato al terzo settore, ai privati, alle parrocchie ma noi da soli non possiamo offrire l’alternativa di cui c’è bisogno oggi, ossia il lavoro. Se vogliamo fermare il malaffare dobbiamo proporre un’alternativa: il malaffare è il cibo di tanti donne e uomini. Cosa segue gli arresti e le grandi retate? La gente ha bisogno di lavoro e finisce nelle mani della criminalità per questo”.
Così all’agenzia di stampa LaPresse don Ugo Di Marzo, parroco della parrocchia Maria Santissima delle Grazie-Roccella, che si trova nel quartiere Sperone, dove ieri sera è avvenuta la sparatoria nella quale è morto Giancarlo Romano e nella quale vi è stato il tentato omicidio di C.A., il 29enne tuttora in pericolo di vita per le gravissime lesioni riportate sia all’addome che alla testa.”Chiediamo – prosegue – una presenza reale e quotidiana per fare un’alternativa. Dobbiamo dire anche questo no, ma no perché? dobbiamo dare un’alternativa. La parrocchia si schiera contro lo spaccio di droga in maniera forte.
Le parole del prete dopo l’omicidio dello Sperone
“Ma dobbiamo anche dall’altro lato capire che non diamo un’alternativa a chi viene qui a dirmi: se non spaccio come porto il pane a casa? Non serve fare le commissioni antimafia o le grandi manifestazioni. Serve un lavoro sul territorio, capillare, per dare alternative a queste famiglie che sono tagliate fuori dal mondo del lavoro.E’ gente che spesso non ha nemmeno il diploma al liceo e per questa gente il mondo del lavoro non offre opportunità. Non offre nemmeno l’opportunità di pulire i gabinetti al centro commerciale”, conclude Di Marzo.